«Tutti a casa» chiedeva l’appello degli autoconvocati di Roma questa mattina. La conseguenza è che torniamo a casa noi, non quelli che avrebbero dovuto fare il famoso passo indietro. Anzi. In sole due ore e dopo quattro-giorni-quattro di preparazione, abbiamo eletto un nuovo segretario. Un record mondiale: Obama era Disneyland a confronto. Quello di Franceschini è un blitz, un fulmine a ciel sereno, un evento del tutto inaspettato (questo no, per la verità). In due ore si è stabilito tutto e il contrario di tutto. Che Walter ha fatto bene, che però la linea era giusta, che ha fatto bene a dimettersi, che lo scossone ha portato all’elezione il suo vice, il quale si assume tutta la responsabilità («gli errori di Walter sono i miei errori») ma promette di non fare gli stessi errori (di Walter?). Avevamo detto che tutto sarebbe avvenuto al grido di «Miwa, lanciami le componenti» e così è stato. Tutti sono stati solidali con il leader, anche e soprattutto quelli che per due anni hanno parlato male di Walter “ma anche “di Dario. Tutti. Hanno sostenuto la sua candidatura, sono intervenuti a favore, hanno ribadito la giustezza della scelta di Franceschini. Alla fine il neosegretario ha anche ricordato che è stato lui a insistere per convocare immediatamente l’assemblea nazionale, dimenticandosi di ricordare che all’assemblea di oggi ha partecipato meno della metà dei suoi membri: un successo clamoroso che la dice lunga anche sulla bontà di questa scelta casualmente precipitosa. Il risultato è triste, più o meno come la Canzone popolare che risuona alla fine. C’è da chiedersi cosa succederà e come dare voce a quelli che, a furia di dire «tutti a casa», si ritrovano per primi a non averne più una. A non avere un partito nel quale riconoscersi, a diffidare anche degli amici che vi militano, a pensar male di tutto e di tutti. A questi homeless dobbiamo rivolgerci nei prossimi giorni, alle persone sconfortate dobbiamo cercare di dare un po’ di conforto e soprattutto tutta la nostra disponibilità ad ascoltarle. Tornando a casa, appunto, è l’unica cosa che viene in mente a me e ai compagni di viaggio: sul treno del Pd che torna indietro, in tutti i sensi.

P.S.: Lucrezia osserva giustamente che si sono dimenticati soltanto di eleggere il vice del vice, prossimo segretario del Pd. Forse Franceschini non l’ha voluto per non fare la fine di Veltroni.

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