Facebook come grande banalizzatore? A questo proposito, segnalo un’opinione di Massimo Mantellini che mi sento di condividere (scrive anche correttamente loglio, sono soddisfazioni). Certo, la notte è profonda, e le vacche tendono ad assomigliarsi, per rimanere in metafora, ma non credo possa essere l’unica lettura del fenomeno. E le gerarchie ci sono, se solo lo si vuole. E, sono d’accordo, su Facebook ci si va per fare cose orribili, per flirtare senza costrutto, per lasciare il tempo che si trova (perdendone un sacco, di tempo), come ho scritto in tempi non sospetti (tra l’altro, da allora c’è stata una significativa evoluzione, credo di poter dire). Però, insomma, dipende. Non tutti gli amici sono sullo stesso piano. Non tutte le cause sono idiote. Non tutti i circuiti sono sballati o pericolosi. Anzi. E’ che Facebook è un precipitato di tante cose (codici, comportamenti, abitudini che ha in qualche modo assorbito e forse generalizzato). Tante cose, quindi, o forse quasi tutte, visto che tutti, anche coloro che ne discutono nei post citati, sono su Facebook. Appunto.

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