È incredibile come alcuni giornali italiani – anche quelli per i quali Berlusconi aveva elegantemente chiesto, solo qualche giorno fa, un cambio di direttore – si siano fatti prendere dalla “vittoria” italiana a proposito del pacchetto clima-energia della Ue, in concomitanza con la conferenza delle Nazioni Unite per il clima che si è tenuta a Poznan. Una vittoria che, ovviamente, non c’è stata. Sarkozy ha ringraziato Berlusconi, è vero, ma soprattutto perché ha registrato, con sollievo, che il bastone italiano messo nelle ruote degli impegni europei per il clima si fosse piegato prima del tempo. L’intervento italiano, infatti, non ha affatto cambiato il quadro di riferimento e gli obiettivi del 20-20-20: in realtà, ha semplicemente contribuito a peggiorare la qualità del pacchetto in discussione. Bella vittoria. Del resto, Berlusconi lo aveva detto, con una delle sue immancabili spiritosaggini: «Occuparsi di clima adesso è come avere la polmonite e pensare alla messa in piega». Il risultato è che l’accordo sarà sottoposto a verifica dopo il vertice di Copenaghen, che i suoi obiettivi potranno essere aggiornati, anche se Barroso si è precipitato a precisare che saranno eventualmente rivisti in senso più stringente, contraddicendo le parole di Frattini e l’esultanza di Prestigiacomo. A parte le esenzioni per alcuni settori, si segnala, tra le “vittorie”, la totale assenza di una vera programmazione, ovvero l’indicazione delle modalità con cui arrivare agli obiettivi prefissati. Ogni paese, in sostanza, farà da sé, e possiamo immaginare con quale spirito Berlusconi e Prestigiacomo si lanceranno nella battaglia per il clima. Berlusconi ha “opportunamente” citato don Chisciotte, senza rendersi conto che i don Chisciotte del terzo millennio si dovrebbero battere “per” i mulini a vento (e per le rinnovabili in generale, e per l’efficienza energetica), e non “contro”. Che un’evoluzione in senso ambientalista non è una messa in piega ma, tutt’al più, un trapianto (absit iniuria verbis) e una straordinaria chance per un paese che è, giorno dopo giorno, meno competitivo e meno innovativo. Perché scivoliamo nelle classifiche e nel frattempo continuiamo ad inquinare, e si rischia la desertificazione al Sud e l’asfissia nella pianura padana (a proposito di polmonite). Indebolire la sfida ambientale e spezzare l’alleanza tra ambientalismo e mondo dell’impresa, a cui Prodi e Bersani avevano dedicato molte attenzioni e molti investimenti, è grave e pericoloso. Rappresentare la battaglia ambientale come una questione di nicchia, è stupido e irresponsabile, e ci riporta indietro di tanti anni. Proprio come la decisione di banalizzare gli sgravi fiscali per chi interviene sulla propria abitazione. Perché la questione ambientale riguarda il mondo, ma anche casa nostra. Appunto.

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