L’articolo del vostro affezionatissimo, pubblicato oggi da l’Unità.

Tutti, giustamente, pazzi per l’alta velocità. Migliaia di prenotazioni, la garanzia dell’alta frequenza e del servizio ottimo che abbiamo già visto in Francia, Germania e Spagna, una freccia scagliata tra Milano e Bologna a velocità supersonica. Una novità sconvolgente, che cambierà il modo di spostarsi in Italia, accorcerà le distanze, ridisegnerà il profilo e la geografia del nostro Paese, anche dal punto di vista economico e produttivo, soprattutto se, come tutti ci auguriamo, si potenzierà il servizio merci su rotaia, attualmente ai minimi. Tutto bellissimo, ad una condizione, però, molto importante. L’introduzione dell’alta, altissima velocità dovrà sostenere un rilancio complessivo del servizio ferroviario a tutte le latitudini, altrimenti (e per l’ennesima volta) rischieremo di assistere ad una rivoluzione a metà. Di più: il rischio è quello di vedere trasformato il servizio ferroviario in un sistema “binario”, con la Tav che va a gonfie vele e che attira tutte le attenzioni e tutti gli investimenti, e i treni per i pendolari che peggiorano sempre di più, come è puntualmente accaduto negli ultimi anni. Berlusconi, nelle varie edizioni dei governi presieduti in questi anni, ha dimostrato di credere pochissimo nel trasporto pubblico, lasciando scivolare i treni verso standard qualitativi scandalosi. Sistematicamente in ritardo, sporchi e affollati, e anche per questo usati molto poco: uno dei pochi record europei che l’Italia possa vantare. Eppure il treno potrebbe essere molto competitivo, dal punto di vista ambientale (sulla tratta Kyoto-Poznan, per capirci), energetico, ma anche economico (in tempi di crisi, soprattutto). Fanno meno notizia, i treni a bassa velocità, quelli che collegano i piccoli e medi centri tra loro e verso le aree metropolitane principali, ma sono altrettanto strategici e importanti per indirizzare il Paese verso uno sviluppo più sostenibile e più razionale. Esempi, in questo senso, non ne mancano di certo, e quello spagnolo, come capita spesso, è forse quello che più si avvicina a quello che si dovrebbe fare anche in Italia, con la rete delle linee “Cercanias” per le aree metropolitane, i treni a corto raggio perfettamente collegati ai servizi urbani e suburbani delle metropolitane, e i bolidi lanciati attraverso il territorio nazionale. Se il governo, come sembra, continua a non pensarci, ci deve pensare il Pd, con un piano nazionale e di grandi ambizioni, per rendere competitivo il treno, disincentivare l’uso del mezzo privato, creare una vera e propria alternativa al modo di muoverci che finora abbiamo conosciuto. Con una grande spinta per l’alta velocità, ma con altrettanta attenzione e cura per il trasporto locale.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti