Leggo oggi sulla Stampa che il governo del Pd ha anche i sottosegretari. Ho dovuto rileggere l’articolo due o tre volte e non ci volevo credere lo stesso. Oltre ai 50 ministri, ci sono 20 sottosegretari, 2 consiglieri, 8 coordinatori e, addirittura, un vice-ministro, Cesare Damiano al Lavoro (la vice-ombra ci mancava). I sottosegretari stanno all’ombra dei ministri-ombra e compongono il famoso equilibrio tra le diverse sensibilità. Sostituite alla parola «ministri» la parola «correnti», e alla parola «sottosegretari», la parola «sub-correnti» e avrete capito tutto. Meno male che gli elettori del Pd sono diversi. Meno male. P.S.: fa piacere, invece, apprendere che Andrea Orlando sia diventato portavoce del Pd. Giovane e bravo, dicono. Unica perplessità è che, come tanti, anche per lui vale quanto scrive Fabio Martini: «il viso pulito, la costante "militanza" nella corrente del leader di turno [è veltroniano, of course, ma non era anche fassiniano?], la difficoltà di ricordare per ciascuno di loro battaglie personali o "ferite" politiche di un qualche rilievo». E’ sempre più evidente che il vostro affezionatissimo abbia sbagliato lavoro.

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