Manifestazione oceanica a Roma, per il giorno dell’orgoglio del Partito Democratico. Due milioni di persone hanno attraversato la città, riversandosi nell’ambiziosissimo spazio del Circo Massimo, che mai (mai) alcuna forza politica aveva riempito. I gufodem (sottoinsieme degli stronzodem), che fino all’ultimo giorno avevano portato male alla manifestazione, si sono dovuti ricredere, e tutti, ma proprio tutti, ora parlano di un clamoroso successo (di cui, nonostante i mezzi disastri a livello organizzativo e le incertezze di linea di una decina di giorni fa, non avevo mai dubitato). C’è, è l’Italia democratica, avevo scritto già qualche settimana fa. E sono le persone di quest’Italia le protagoniste assolute della giornata, molte certamente organizzate in comitiva, ma molte venute a Roma per conto proprio, per sostenere l’opposizione in un momento particolarmente importante per la sua storia e per la vita democratica del nostro Paese. Veltroni, che aveva optato per una scenografia obamiana, con il palco tra la gente, ha convinto per i toni d’opposizione, finalmente decisi e risoluti. Il segretario è stato molto preciso sulla riforma (quale?) della scuola e sull’ambiente, molto coraggioso sul tema del razzismo, forse meno analitico sulle questioni economiche. Di obamiano, però, non c’era solo il palco, ma anche la volontà di riferirsi ai ceti medi, di parlare loro direttamente, di ricordare a tutti che B non fa certamente i loro interessi, ma esaspera le divisioni sociali di questo paese, con politiche (vedi alla voce Ici) che inevitabilmente favoriscono chi sta meglio. Uniche pecche, la lunghezza del discorso – lungo come il corteo – e un palco di molto ingessato. Per il ricambio, beh, sarà per la prossima volta. Per ora godiamoci questa giornata di popolo e di serenità, in cui tutto si è svolto in modo democratico, fantasticamente democratico.

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