Poi mi spiegheranno la scelta dei tempi – la domenica «B=Putin», il mercoledì tavolo con il governo per fronteggiare la crisi -, ma è uno dei tratti caratteristici del Pd quello di non avere scienza e coscienza del “momento opportuno”. Detto questo, dopo gli sbandamenti di ieri, credo sia il caso di affermare, con serenità e decisione, che in piazza ci si deve andare, il 25 ottobre, «senza la crisi» ma anche «con la crisi». Nel senso che, se c’è la crisi, a maggior ragione è importante testimoniare l’esistenza e la presenza di un grande partito nel dibattito politico nazionale. Tutto il resto, è noia. Ed è del tutto controproducente.

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