Passavo di qui e mi hanno sottoposto per l’ennesima volta la stessa questione. Ne avevo già parlato, ma evidentemente non mi ascolta nessuno. Si tratta del tesseramento al Pd. Ci si può tesserare esclusivamente nel comune di residenza, in una versione sangue-e-suolo dell’adesione al partito che avrebbe dovuto essere fluido (appunto). Nel caso della mia città, Monza, tutto è complicato dal fatto che insistono sul territorio ben sei circoli, le cui aree di competenza sono state individuate, tra l’altro, in modo un po’ bizzarro (anche allora non ero d’accordo e anche allora non mi ascoltò nessuno). Se uno abita in una via, deve iscriversi a quel circolo, non si può derogare. Il risultato è che molte persone – ovviamente – non capiscono. Si chiedono banalmente che cosa stia succedendo. E se già avevano qualche dubbio sul fatto di aderire o meno al Pd, ora hanno una certezza. Torneranno un’altra volta. Mi chiedo se almeno il coordinamento di Monza e della Brianza non possa liberalizzare il tesseramento, lasciando liberi i democratici, all’interno della nuova provincia, di aderire dove preferiscono. Dove lavorano, dove hanno sempre fatto politica, nel loro quartiere, anche se quest’ultimo è attraversato da un confine invisibile. Liberiamoci, vi prego, dall’approccio più burocratico che ci sia. E ho usato, volutamente, un eufemismo.

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