E’ finalmente arrivata in libreria la raccolta dei corsivi-bonsai di Riccardo Barenghi, pubblicati negli ultimi 8 anni da Manifesto (prima) e Stampa (poi). Si intitola semplicemente jena, tutto-minuscolo, ed è edita da Fazi. La prefazione di Michele Serra è un piccolo saggio di giornalismo (dedicato all’aurea brevitas, potremmo dire) e la raccolta è semplicemente fantastica. Scrive Serra: «dal frastuono assordante e indistinguibile delle parole che sortiscono a fiumi da ogni punto cardinale», ogni mattina, «jena estrae, come un cercatore d’oro dallo sguardo infallibile, la sua minuscola pepita del mattino, il cui fascino sta in buona parte nella maliziosa o nell’abilità della battuta, ma in parte non meno buona sta nella sensazione riposante, quasi lussuosa, della scelta drastica, della selezione implacabile». jena del resto è «uno che se ne sta seduto nel suo angolino e dice la sua secco secco, a bassa voce», perché «ha saputo ritagliarsi il suo spazio di libertà» e di «autonomia». E’ il sogno, dice Serra, di ogni corsivista e, certamente, di ogni blogger. E il risultato è mostruosamente efficace, ferino nella violenza e nella precisione. Riporto tre pepite. Le altre le lascio a voi.

«Rutelli ha dichiarato che quando sta all’estero non parla di politica interna. Dovrebbe viaggiare più spesso».

«La situazione è questa: se Fini esce dal governo, il governo si sposta a destra».

«Berlusconi, Di Pietro, i girotondi, D’Alema, le correnti… E Veltroni pensò: “Non vorrei essere al mio posto”».

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