A pranzo con i miei. Che mi chiedono, leggendo i sondaggi, come mai B vada così forte. La luna di miele ci sta, soprattutto se pensiamo che gli italiani stanno celebrando il viaggio di nozze su un’isola deserta. Intendo dire che B va forte perché pare assente l’avversario. Ci sono gli italiani, B e un tertium non datur. Loro, insomma, hanno la bad company (uno scandalo internazionale!), noi la bed company, la compagnia degli assonnati o, come ha detto magistralmente Moretti a Locarno, dei letargici. Dormiamo sonni, oltretutto parecchio agitati. E’ tutto un posizionarsi, un litigare, da Torino a Firenze, passando per le stanze romane e le feste democratiche. Un gran lavorio di correnti, per cui il simile cerca il simile. E’ tutto uno spiegare che bisogna dialogare, anche se, con tutta evidenza, quello di B è il più classico dei monologhi. B procede per simboli, dalla ramazza di Napoli all’abbraccio con Gheddafi, e il Pd non si preoccupa nemmeno di disarticolare questi messaggi, di rilevarne le contraddizioni, di illustrare la gravità dell’azione politica del governo. Con i grembiuli si coprono i tagli degli organici della scuola, ad esempio, in un Paese che dovrebbe piuttosto puntare alla qualità della formazione. Con i militari per le strade (ma dove diavolo sono?) si corregge il tiro sulla vergognosa campagna sicuritaria dei mesi appena trascorsi. E il Pd rimane in quell’ombra sempre meno metaforica che ha scelto per sé. All’ombra, in località ci auguriamo amene, come quelle delle vacanze di ciascuno: se va avanti così, non si sveglierà mai. Come vuole un antico adagio: se c’era dormiva. Se dormiva, sognava. Se sognava, sognava che non c’era. O, pensando ad un principe iscritto al circolo danese di Elsinore, si abbandona al «morire, dormire, sognare forse…».

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