Alla fine, quando l’arbitro stava per fischiare tre volte, e non avevo più «cavalli bianchi e belle donne alla mia porta», e avevo girato tutte le feste democratiche della pianura, alla ricerca di un senso (e forse anche di un perché), ecco che ho trovato, improvvisamente, il filo. Un filo, rosso e sottile, che fa pensare a quel film e che, più che un viaggio, ricorda un’educazione sentimentale. Si parte per Barcelona, la mia città, si sta quattro giorni in Aribau (para alejar las malas influencias y el mal royo de mi casa…). Con l’Ave si arriva a Madrid, per un fin de semana necessariamente de fiesta. Si vola verso Marrakech, in attesa che arrivino gli amici, quelli che danno dignità al riferimento cinematografico (gli amici veri, per capirci, che hanno condiviso con me, e in profondità, il 2008). Si torna in Europa, verso Berlino, dove sono stato tante volte, ma ancora troppo poche. Alla fine, quando inizierà a sentirsi il richiamo di casa e del lavoro, dopo l’ultimo volo low cost (altro che "prestito ponte", con poche centinaia di euro si viaggia un mese), si approderà a Lussino, quella piccola, dopo un breve passaggio a Venezia e Trieste, a ricordare un certo viaggio (elettorale) di una primavera fa (che sembra passato un secolo). Un finale, si parvissima licet, alla Paolo Rumiz, attraverso un percorso lungo i confini, tra flussi e luoghi. E, se mi riesce e si parvissima licet/2, realizzando un reportage tipo Al Gore, non sull’ambiente, no, ma attraverso l’integrazione, i suoi percorsi, la società che cambia. Anzi, che è già cambiata. Sarà un viaggio lungo e lontano, lontano nel tempo, a recuperare sensazioni ormai perdute, un me stesso che si è perso nel corso degli anni, e che forse troverò proprio dove meno me l’aspetto, tra una rambla e un oasi nel deserto, la Postdamer e il Caffè San Marco (ma, ne sono sicuro, non "proprio lì"). Nel frattempo, tanto per non smentirmi, vi scriverò dai phone center, proprio quelli che qui in Lombardia una legge stronza obbliga alla chiusura, e vi terrò un piccolo diario. Farò in modo, insomma, di lavorare anche in vacanza. Perché il mio, fatemelo dire anche se l’avete già capito da un pezzo, non è un lavoro, ma qualcosa di più simile ad una passione. Con tutti i rischi, i limiti e le incertezze del caso. Buone vacanze. A tutte e tutti. Qui si chiude, insomma. Ma anche no. P.S.: al ritorno, si va direttamente e senza-passare-dal-via a Lodi, alla Festa democratica, il 31 agosto. Il 1° settembre a Osnago, per la Festa provinciale di Lecco. Il 2 al PalaSharp, per la Festa provinciale di Milano. E, dal 10 al 22 settembre, ci si vede a Monza, al Macello, alla ‘nostra’ Festa. On the road, e on the Nord. Again.

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