Non ce n’è: è l’estate degli ex. Sarà per l’incertezza che si respira, per le difficoltà che si incontrano, per la situazione in cui versa il Paese (anzi, lo Spaese). Sta di fatto che in politica ci si continua a organizzare guardando alle radici (e contestualmente iniziando a scavare). Istruttivo in questo senso il dibattito interno del Pd, dove per qualificare questo ritorno al passato si usano i colori. Red, White, ecc.: quando la realtà supera la fantasia (sì, ciao). Ancor meglio sono riusciti a fare gli esponenti della sinistra più radicale: partiti dall’arcobaleno , con un’immagine tanto coraggiosa quanto sfortunata, i Nostri sono tornati agli antichi vizi. Tutti a festeggiare l’autonomia di profilo e l’indipendenza politica di microcorporazioni, come è successo a Diliberto e a Francescaro Scanio, o a rivendicare chissà quale specificità, come ha fatto Ferrero dopo aver vinto un congresso per otto (8!) voti. Tutti a guardarsi indietro. E nella vita personale, è uguale. «Che fai ad agosto?», «Non saprei, mi ha richiamato Elisabetta, erano mesi che non la sentivo…». «Mare o montagna?», «Per me c’è solo Carlo», «Ma non ti aveva piantato dopo averti trattato malissimo?», «Che ci vuoi fare? Io lo amo». «Sei libera?», «Sì, cioè, volevo dire no, perché non ho ancora risolto una storia che mi ha fatto soffrire, e non ci vediamo più però andiamo in vacanza insieme alle Eolie». E la chiamano extate. A partire da settembre, se ci riusciamo, proviamo a guardare avanti. Lo Spaese ne ha bisogno. E anche noi.

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