Dopo la rassegna stampa di questa mattina, non mi rassegno e chiedo a voi: perché un partito si deve sfinire a botte di dibattiti sulle alleanze, ancor prima di esistere, come partito, in tutte le sue articolazioni? Perché dobbiamo definirci a partire dai nostri alleati (veri o presunti), quando tutti ci chiedono di definire prima di tutto il nostro profilo e la nostra proposta politica (come se fossimo quelli che, alla domanda «chi sei?», rispondono facendo l’elenco dei loro amici)? Perché abbiamo fatto una scelta orgogliosamente autonoma in campagna elettorale, e oggi ci ritroviamo nella più totalizzante delle eteronomie (rileggersi Kant, please, prima del prossimo convegno in località termale)? Perché vogliamo discutere di alleanze, quando non sappiamo cosa succederà non dico tra un anno, ma nemmeno tra due mesi? Perché non ci preoccupiamo dei disastri con cui il governo B è partito, invece di dare l’impressione che l’unica cosa che ci appassioni sono i posizionamenti, le correnti (tu chiamale, se vuoi, fondazioni), il dibattito ombelicale? Perché?

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