Sono reduce da una trasmissione televisiva dal titolo: "Rom: male sociale?". Quando si dice le domande sbagliate. Un’intera popolazione può essere "male sociale"? Ci avevano già pensato nel Novecento (anche per gli zingari, oltretutto). Il pogrom napoletano di queste ore la dice lunga sul clima di intolleranza che si sta vivendo nel nostro Paese. Insicurezza ‘percepita’, la chiamano. Un po’ come il caldo d’estate, per via dell’umidità. La definiscono così, senza chiedersi i reali motivi di questa ‘percezione’ (insomma, di senza chiedersi dove stia questa ‘umidità’ che esaspera gli animi). E i motivi sono il disagio sociale, l’incertezza, la povertà. Sì, la povertà crescente, che spiega molte cose, quasi tutte. Spiega il malessere dei cittadini, spiega il clima di sospetto verso l’altro, spiega l’esposizione al crimine di una parte di popolazione che vive di espedienti. Prendete un clandestino che lavora dodici ore al giorno a tre euro all’ora sotto padrone e caporale: sarà più esposto di me al rischio di diventare criminale? Forse sì. Mandare via i rom risolve i problemi ai cittadini che assalgono e danno fuoco ai campi? Forse ne risolve alcuni, ma lascia inevasa la questione vera. Il nuovo Governo fa vedere i muscoli: chissà se riuscirà a fare meglio del precedente quinquennio berlusconiano, nel quale i dati reali della sicurezza sono peggiorati. Si continuerà a mostrare i muscoli finché non si capirà che il problema è più complesso. E allora si farà finta di averlo risolto, e l’insicurezza sparirà dai titoli dei giornali. ‘Espulsa’ proprio come i rom che ora si vogliono cacciare, pur sapendo che rappresentano una porzione minima dello stesso fenomeno della presenza degli stranieri in Italia. Freud lo chiamava narcisismo delle piccole differenze. Consiglio di approfondire i precedenti.

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