In tanti anni a nessuno era mai venuto in mente. Da quando in Lombardia si sono insediati i galli insubri, Alitalia perde un botto di soldi ogni giorno (costa a ogni italiano 40 euro all’anno anche se non si prende l’aereo) e B e i componenti della sua famiglia non ci avevano mai pensato, forse perché viaggiano con mezzi privati (liberté, égalité, jet privé). Ora però «la cordata è pronta»: sono Piersilvio e Marina e altri imprenditori italiani (distratti, anche loro, fino all’ultimo) i nuovi acquirenti di Alitalia, i salvatori della patria. Viene in mente la scena di un film di serie B in cui l’imprenditore milanese in vacanza, accompagnando la nuova fiamma nella più esclusiva gioielleria di Porto Cervo, si offre di comprarle tutto il negozio. «Piace? Compro», sembra volerci dire B. Ci si chiede soltanto perché questa soluzione appaia solo ora, nella mente e nelle parole del nostro ganassa elettorale (che pare si sia addirittura ricordato il numero di Prodi, per chiamarlo direttamente, con una certa urgenza, perché c’è da comprare la compagnia, e non abbiamo mica tempo da perdere, cribbio). In tanti anni di politica (sono ormai quasi tre lustri), non gli era mai sovvenuto, ma ora che c’è da far saltare un piano serio, quello di una compagnia aerea tra le prime nel mondo, allora è il caso di provare l’entrata che non t’aspetti, il colpo ad effetto, la sparigliatura delle sparigliature. Nel frattempo, su Malpensa prosegue l’inqualificabile tourbillon di dichiarazioni del cosiddetto partito del Nord, che ha una sola e unica caratteristica essenziale: nessuno di quelli che ne fanno parte la pensa come gli altri. Liberare gli slot! Via da Malpensa! Alitalia rimanga! Moratoria! Anzi, ad Alitalia chiediamo i danni! Via loro, arriva Padan-Air! Siamo in un Paese così: la compagnia aerea si chiamerà Pierlines, con il tipico prefisso di casa B. E le barzellette non avranno più come protagonisti i carabinieri, ma i politici.

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