Il già mitico comandante Marcello Saponaro, il consigliere più cablato del Paese (collegato anche nel sonno alla rete), ha raccontato tutto lo Statuto minuto per minuto seguendo con la perizia del notista parlamentare la discussione della ‘Carta’ della Lombardia. Mi affido perciò alle sue pagine (sempre molto efficaci) per il racconto delle tre giornate di dibattito in aula. In attesa del voto finale, previsto in mattinata, segnalo soltanto il clima molto poco costituente che si è respirato ieri, in una sessione in cui molti consiglieri hanno interpretato il loro ruolo in modo molto curioso (e molto demagogico). Sembrava, più che uno Statuto, un menu (una Carta à la carte), in cui ognuno potesse scegliere quello che preferiva: primo, secondo ma soprattutto (quando non esclusivamente) contorno. Peccato che uno Statuto si debba redigere con il metodo dell’aliquo dato et aliquo retento di cui parlò (per altro criticamente) Calamandrei, perché deve essere una Carta in cui tutti si possano riconoscere, non un manifesto ideologico, in cui inserire i propri desiderata e i propri ‘segnalibri’ (solo per poter dire: "io c’ero"). Fortunatamente il testo è stato in gran parte sottratto a richieste di parte e confermo il giudizio già espresso qualche giorno fa. Credo però che la Lombardia si attenda di più e di meglio, soprattutto dal dibattito del suo Consiglio regionale. Sarà per la prossima volta (speriamo).

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti