«Zia dice che il grande filosofo Hegel definirebbe tutto quello che è successo un’astuzia della ragione, un’eterogenesi dei fini. Nel senso che talvolta uno può agire nel modo migliore e le cose vanno male e magari fa la cosa più sbagliata di questo mondo e tutto va per il meglio. In un certo senso è andata così». E’ la morale dell’ultimo romanzo di Milena Agus, Ali di babbo, pubblicato da Nottetempo (l’unico caso nel quale il nome della casa editrice spiega una parte del contenuto del volume pubblicato: è nottetempo, infatti, che si manifestano le «ali di babbo» alla piccola narratrice). Il libro è straordinario, a cominciare da un incipit difficile da dimenticare, che in otto righe definisce il contesto in cui si muove madame e che ci si porta dietro per tutta la storia. Madame, che in realtà ha anche un nome che si scopre solo nelle ultime pagine, quando troverà finalmente se stessa, è la protagonista di una storia disordinata e magica, che ne rispecchia perfettamente il carattere e il destino. Mi piacerebbe dirvi altre cose, di come si sviluppa la sua vicenda, di cosa le succede, della fortuna e della sfortuna che incontra sulla sua strada (volevo dire mulattiera). Ma non posso farlo, perché il libro dovete leggerlo a qualsiasi costo. E, se volete saperne di più sull’eterogenesi dei fini, abbinatelo all’ultimo Sofri (Chi è il mio prossimo, Sellerio). Così passerete un weekend fuori dal comune, che vi porterà molto in profondità e incredibilmente vicino a quello che forse, anche voi, state cercando. E per farlo dovreste iniziare proprio da dove non immaginereste mai di trovarlo.

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