«La possibilità di sopravvivenza politica della Lega è ormai legata al ruolo di imprenditore politico della xenofobia. Un ruolo che però alimenta un clima irrespirabile, che rompe non solo il civismo locale contrapponendo i cittadini, e facendo sentire molti di loro estranei al proprio comune, parola che nell´era del particolarismo leghista perde del tutto valore; ma che rischia anche di provocare effetti deleteri. Spingendo gli stranieri a rifugiarsi nelle comunità etniche e religiose originarie anziché a integrarsi nella società italiana. A dar vita a comunità parallele, che forse “disturberanno” meno i leghisti ma agiranno come un corpo separato, nel quale tendenze fondamentaliste o etniciste potranno prosperare. E’ auspicabile tutto questo, anche in termini di sicurezza? Non lo crediamo. E allora una decisa battaglia culturale e politica, prima ancora che legislativa, contro una simile deriva diventa essenziale per un paese che guarda a un futuro meno claustrofobico e conflittuale di quello proposto dal Carroccio». Renzo Guolo così ieri su Repubblica. Da tempo, in posizione defilata se non solitaria all’interno del panorama politico lombardo, denuncio le aberrazioni e le forzature di una forza politica che è al governo della Regione e del Comune di Milano. Da tempo, mi ostino a ripetere che la deriva sicuritaria non va accompagnata e che si deve contrastarla con un nuovo e diverso orizzonte culturale. Per motivi di civiltà politica, istituzionale e legislativa, certamente, ma anche per non peggiorare la situazione, dividendo ‘noi’ e ‘loro’ in un conflitto esasperato e sempre più radicale. Come in altri casi, mi auguro che il Pd lombardo voglia fare la sua parte, anziché – come è stato fatto finora – definire banalmente propagandistiche prese di posizione che sono sbagliate e pericolose. Per gli stranieri e per gli italiani in egual misura.

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