Da giorni si leggono sui giornali cose molto curiose circa il Parco della Valle del Lambro. Sembra il più classico degli scontri di potere, in cui tutti vogliono rimanere al loro posto e altri scalpitano per entrare. Si tratta della cosiddetta ‘politica’ (quella in cui non mi riconosco): Forza Italia contro il presidente espressione di Forza Italia, la Lega che rivendica posizioni, slanci bipartisan accompagnati da tensioni che attraversano entrambi gli schieramenti. E poi le autocandidature e gli accordi sottobanco. Gli ambientalisti giustamente si lamentano: dovrebbe essere un parco, questo, non un parco-buoi (absit iniuria verbis, ovviamente). Credo sia venuto il momento di fare uno sforzo perché nell’ambito del rinnovo delle cariche, dopo un anno di proroga, si faccia chiarezza e si punti sulla qualità, sulla professionalità e sulla reale cura per l’istituzione che si vuole rilanciare. Se il Parco è a valle, a monte si deve collocare il principio di competenza, il criterio principale con cui scegliere le figure che entreranno a far parte del consiglio di amministrazione. Tutto il resto viene dopo e se non viene è anche meglio. Ci troviamo in un momento delicato: da tempo la Regione ‘minaccia’ di presentare una nuova legge sui parchi; arrivano le infrastrutture (la Pedemontana attraversa anche il parco in questione); la difesa del territorio è un tema sempre più sentito dalla popolazione. Non perdiamo l’occasione per fare scelte il più possibile condivise. Scelte, lo ripeto, di qualità: perché è di qualità che abbiamo soprattutto bisogno.

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