Se amate la letteratura fino al bovarismo, se non potete stare letteralmente lontani dai libri, se vi siete immaginati anche solo per un momento romanzieri, se vi piace il racconto quasi quanto la vita stessa, non potete esimervi dall’entrare ne L’accademia Pessoa di Errico Buonanno (Einaudi). L’accademia ha sede in Uruguay (curioso: lo stesso paese del Cameron di Quella sera dorata): vi fanno parte alcuni “nemici dei romanzi”, già redattori e scrittori donchisciotteschi alle prese con una missione impossibile: quella di rinunciare sistematicamente alla scrittura e a tutto quello che porta con sé. Una missione che si interrompe (e si compie) con una serie di inquietanti suicidi e il dipanarsi di una vera e propria trama gialla, contrappuntata dalle pagine de I promessi sposi, un romanzo (anzi, il romanzo) che prosegue infinitamente. Buonanno, che è giovanissimo ma scrive come un ‘grande’, ci propone un romanzo complesso (in alcuni tratti dispersivo e difficile da ‘seguire’), che è una bella celebrazione della scrittura e della lettaratura, alla ricerca di un equilibrio – sempre precario – con la vita di ciascuno. Come la vita, anche il romanzo prosegue, quello di Buonanno e dello strano caso dei capitoli aggiuntivi che il Manzoni aveva forse immaginato e che qualcun altro ebbe l’ardire di aggiungere, alla fine del suo libro, alla ricerca di un nuovo ‘sugo’ per la sua storia. Chi? Buonanno è sulla pista giusta. Raggiungetelo in libreria.

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