Prosegue il dibattito sull riduzione dei costi della politica. Il Governo vara il ddl Santagata. Gian Antonio Stella commenta: una sforbiciatina volenterosa. Ci interessa il suo parere e il suo giudizio, che condividiamo completamente e che riprendiamo in parte qui di seguito:
Per carità, qualche sforzo di buona volontà si vede: l’impegno a una maggiore trasparenza, un giro di vite sulle società miste e sui consigli di amministrazione (dei consiglieri della Società autostradale Brescia-Verona-Vicenza- Padova i politici riciclati e non sono 11 su 15), una stretta alla distribuzione di cellulari ai dipendenti regionali, una razionalizzazione delle spese telefoniche con l’uso delle chiamate via Internet, una serie di nuove norme sui contratti flessibili per arginare la discrezionalità con cui certe amministrazioni locali vanno ad «aggirare i divieti esistenti di procedere a nuove assunzioni», una omogeneizzazione di compensi degli amministratori che oggi per fare lo stesso lavoro in luoghi diversi prendono buste paga diversissime, un limite al cumulo di incarichi, una disposizione perché i compensi dati ai consulenti non solo siano pubblici ma diventino operativi solo «dopo» la loro pubblicazione on line. E infine una riduzione del 20% (anche se la strada per arrivare al traguardo sarà assai accidentata) dei consiglieri e degli assessori regionali, comunali e provinciali. Nonché delle loro indennità e dei rimborsi.
Evviva. Ma è davvero poco. Manca ogni accenno alla proposta avanzata da più parti di sopprimere le province. Manca ogni accenno all’accorpamento di un po’ di comuni, anche se ce n’è uno come Monterone [Morterone, per l’esattezza], in provincia di Lecco, con 33 abitanti. Manca ogni accenno alla necessità non solo di rendere i bilanci trasparenti ma leggibili: a cosa serve che vadano su Internet se poi l’«acquisto di giornali e libri» per una somma enorme (128 mila euro) può essere nascosta dalla Regione Sicilia sotto 7 voci esattamente uguali ma sparpagliate in capitoli diversi? Manca un impegno a ridurre, ora e non domani o dopodomani, i membri di un governo troppo obeso. Manca perfino l’incompatibilità, che era stata chiesta dalle stesse comunità montane, tra l’essere comune di mare e comune di montagna.
Per non dire del silenzio, accanto alla timida voce del governo, degli altri organi costituzionali chiamati a far la loro parte. Come il Quirinale, che non ha ancora detto se quest’anno renderà finalmente pubblico il suo bilancio. Come la Camera e il Senato, dove anche gli uomini di buona volontà (e ce ne sono) magari aboliranno la barberia ma non riescono a metter freno all’aumento «automatico» delle spese dovuto a un sistema impazzito, come nel caso citato del dilagare di edifici parlamentari che con la targhetta «Montecitorio» occupano complessivamente ormai 204.212 metri quadri pari alla superficie di 14 basiliche di San Pietro, 31 campi da calcio internazionali o 420 campi da basket.

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