In questa campagna elettorale ho accumulato un sacco di libri da ‘stirare’. Il primo che ho ‘recuperato’ fa al caso nostro. Si tratta di John Maeda, Le leggi della semplicità, Bruno Mondadori, un libro necessario per i futuri dirigenti del Pd. Si parla di design, ma la politica ha molto da imparare. Fin dalle prime righe: l’equazione è semplicità uguale serenità. Tra le varie leggi, la più confacente alla nostra società è «i risparmi di tempo somigliano alla semplicità». Vale per gli oggetti, ma anche per la nostra vita personale e collettiva. Quella che mi piace di più è la legge delle leggi della semplicità: «Semplicità significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo». Sono cose che si imparano maneggiando un Ipod o ricercando su google, la cui interfaccia brutalmente semplice è la cosa in assoluto più preziosa della rete. In generale Maeda – che ha anche un bel sito-blog – ci indica alcune semplici intuizioni da seguire per semplificarci la vita e per essere più competitivi. Maeda è molto affezionato al claim della Philips: sense and simplicity. Uno slogan perfetto per come dovrebbe essere anche il Partito democratico: senso e semplicità. Lo sappiamo: fare le cose semplici è dannatamente complicato, perché non è un liberarsi della complessità, ma un’assumerla fino in fondo per risolverla. Ecco: la politica dovrebbe essere così, in una riedizione hi-tech dell’Aufhebung hegeliana. Per ora siamo al momento del negativo. Speriamo di venirne fuori al più presto 🙂

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