Mentre tutte le decisioni sul Partito democratico sembrano rinviate a ottobre, e i gruppi dell’Ulivo continuano ad essere separati (accade in Provincia, accade in Regione), mi arrivano ormai più volte al giorno inviti a partecipare alla nascente forza della Sinistra democratica, la galassia di forze a sinistra di tutti (anche di se stessi) che dovrebbe raccogliere da Turigliatto a Mussi, da Farina a Diliberto. Per dirla con parole povere, mentre noi aspettiamo, chi ha optato per la scissione si organizza, dall’interno, in modo scientifico. Un motivo in più per accelerare e per chiudere con la stagione delle ambiguità. La formula finora adottata ha dell’incredibile: a Firenze si dice: «mai nel Pd» e si annuncia un altro progetto. Poi, però, si rimane all’interno del partito, mantenendo tutte ma proprio tutte le cariche di governo e tutti i benefici del caso, per costruire un progetto alternativo. A me, sinceramente, sembra assurdo. Stupisce che i nostri dirigenti nazionali non abbiano presente quella immagine forte e chiara dell’«uovo di serpente che per sua natura, se lasciato covare, diverrebbe nocivo». E’ in Shakespeare, che evidentemente non entra a far parte del pantheon del nuovo partito. Continuiamo così, confondiamo gli elettori fino a non poterne più.

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