Come si può desumere dal post precedente, ho trascorso la giornata a Verona, in occasione di un bel convegno bruniano a cui partecipava il mio amato prof. Granada, presso il quale lavoravo all’Università di Barcellona. Oltre al furore bruniano e alla malinconia di cui si è detto, non potevo esimermi dall’incontrare i colleghi veronesi, anche loro alle prese con il rinnovo dell’amministrazione e con la campagna elettorale. Pranzo e visita guidata alle cose fatte in una “città possibile” con il mitico capogruppo Remo Zanella, appassionato e intelligente leader dei Ds locali. La nuova biblioteca – in allestimento -, 25 chilometri di nuove piste ciclabili, un piano regolatore approvato (anche in seconda lettura) negli ultimi mesi della legislatura, l’opposizione ostruzionistica del centrodestra, le sue attuali divisioni, la missione impossibile di governare la città dopo cinquant’anni di opposizione, mi hanno fatto sentire a casa. Le analogie tra Monza e Verona sono davvero tante, a cominciare dalle figure dei due sindaci, Faglia e Zanotto, espressione di un impegno civico che ha saputo coinvolgere i partiti e il ‘popolo’ del centrosinistra. In una vittoria insperata, nel 2002, e nell’esperienza di cinque anni di governo non sempre facili, anche per via di alcune defezioni nella maggioranza che hanno reso più difficile il compito di chi è rimasto al governo della città. Strategia di medio e lungo periodo, quantità e qualità delle opere realizzate: questi i fiori all’occhiello dell’amministrazione di Verona. E mentre Zanella parlava, a me veniva in mente la nostra città. Con un’unica differenza. Noi abbiamo Romeo, capogruppo della Lega, per altro il consigliere di opposizione più equilibrato e responsabile. Loro hanno anche Giulietta. Faglia ha ancora molto lavoro da fare…

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