Prosegue la nostra campagna per il diritto a sopravvivere dei phone center. L’ultima iniziativa, è una lettera ai ministri Amato, Ferrero e Lanzillotta che trovate qui di seguito:
Con la presente, vi segnaliamo le problematiche emerse in Regione Lombardia rispetto all’attuazione della normativa regionale di riordino del settore dei phone center, ovvero dei centri di telefonia fissa. Con l’approvazione della legge n° 6 del 3 marzo 2006 della Regione Lombardia, i phone center sono stati equiparati agli esercizi commerciali, con la conseguente previsione di criteri e prescrizioni a cui i gestori sono tenuti ad uniformarsi. Alla prova dei fatti, il periodo di un anno concesso per la messa in regola si è dimostrato insufficiente, anche per la mancata approvazione da parte dell’ 85% dei comuni lombardi dei piani dei servizi, così come richiesto dalla legge regionale, in ottemperanza ai quali i centri di telefonia sarebbero potuti essere riallocati, qualora l’attuale ubicazione non avesse permesso l’adeguamento alle norme. Alla richiesta dell’Unione di concedere una proroga di un ulteriore anno il Consiglio regionale, a maggioranza, ha opposto la propria contrarietà, ma soprattutto dalle stesse forze politiche di centrodestra sono venuti inviti alle amministrazioni locali perché applichino inflessibilmente la normativa, che prevede la chiusura dei centri non in regola, ad esempio, per la dimensione delle cabine o per il numero di bagni disponibili. La Giunta regionale, ufficialmente e mediante semplice “circolare esplicativa”, si è limitata a demandare ai Comuni la responsabilità della scelta dei tempi. Le associazioni di categoria hanno segnalato l’impossibilità per i phone center di mettersi a norma nei tempi previsti dalla normativa, e la protesta dei gestori si è estesa e radicalizzata. Ciò è dovuto al fatto che rimangono a rischio di chiusura circa il 90% dei circa 2500 centri presenti in Lombardia, con i conseguenti problemi per la perdita del lavoro, del capitale investito, in molti casi del permesso di soggiorno, di proprietari e lavoratori. A ciò si aggiunga la possibile estinzione di un servizio utile, in particolar modo per gli stranieri. Crediamo vi sia un problema di grande impatto sulla comunità degli stranieri presenti in Lombardia, sulla loro iniziativa imprenditoriale e sulla possibilità di proseguire nella loro attività, nonché un fenomeno che, per le sue dimensioni, rischia di scivolare sul terreno dell’ordine pubblico. Per questi motivi siamo a chiedere il vostro interessamento. Alleghiamo alla presente i 600 fax ricevuti fino ad ora, nell’ambito della campagna “Telefono casa”, promossa dai gruppi di opposizione dell’Unione.

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