Mi chiamano ieri e mi dicono: c’è un Consiglio comunale aperto alla partecipazione dei cittadini in quel di Inzago, uno dei “luoghi camuni” a cui sono più affezionato. Niente teatro, dunque, in una delle poche sere libere degli ultimi tempi. E via, alla volta della capitale regionale delle discariche. Con me c’è il comandante Monguzzi. E c’è un cielo alto e terso, mentre l’auto di Carlo corre lungo la Martesana. E fa un freddo del biscio, nonostante si tratti della prima notte di primavera. Nella sala pubblica di Inzago, invece, il clima è parecchio surriscaldato. La popolazione si accalora: tutti contro la nuova, ennesima discarica. La terza in pochi anni. Contro di essa si sono espressi tutti i politici interpellati. All’unanimità hanno dichiarato il proprio voto contrario il consiglio comunale, quello provinciale e, addirittura, quello regionale. E, invece, in questa strana regione, la discarica va avanti, sulla base di una determinazione del dirigente competente – datata aprile 2005, in pieno periodo elettorale – prima bocciata dal Tar, poi ribadita dal Consiglio di Stato. In Commissione Ambiente stiamo lavorando ad una legge che risolva il problema, grazie all’impegno dell’Unione e della Lega che, come nel caso di Seveso, sta dando il proprio contributo. Altri, i soliti, nicchiano. Mentre la politica discute, i lavori della discarica sono già partiti, grazie anche all’inqualificabile ritardo con cui la Giunta si è mossa: dopo un anno di inutili richieste di audizione dell’assessore Bernardo, Buscemi – il suo successore – soltanto qualche settimana fa ci ha onorato della sua presenza. Tutte cose che abbiamo ricordato, Carlo ed io, questa sera, per fare giustizia di una politica che non rispetta nemmeno se stessa. Alla fine dell’assemblea, il consiglio comunale di Inzago vota un documento preciso, chiedendo il conforto dei cittadini presenti: anche loro, sempre all’unanimità approvano, la mozione che dice “no!” alla discarica. L’indicazione è chiara: lavoreremo, come già da due anni a questa parte, per farla rispettare.

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