Scena 1: fascisti da Marte. Pochi giovani iperdestri attraversano Monza, strumentalizzando il giorno del ricordo delle foibe e piegandolo alla rivendicazione delle terre irredente di Istria e Dalmazia. Ho pensato: ma non sono in Europa anche le terre irredente? Ma in che secolo siamo? Ma da che pianeta arrivano? La risposta è tutta nel film di Guzzanti. Scena 2: 4 salti in politica, corso di formazione dei giovani dell’Ulivo. Titolo del dibattito-confronto: «Giovani e politica: smantelliamo i luoghi comuni». La cosa che faccio più volentieri. E, allora, via con lo smantellamento: basta con i dibattiti giovani e politica, i giovani hanno aspettative e problemi che non possono essere ‘isolati’ e ‘confinati’ in questa o quella questione, in un punto di vista o in una campagna ‘dedicata’, come se fossero una ‘minoranza’; i giovani non devono parlare solo di giovani, ma volare alto, puntare alle grandi sfide, con o senza o contro i ‘grandi’; basta con il narcisismo e con la sindrome dell’ombelico: la gente si occupa di noi molto meno di quanto pensiamo, come scrive Veronesi, e ciò vale soprattutto per i politici, anche quelli in erba; basta con gli schematismi generazionali: parla meglio dei giovani Vittorio Foa che ha novecento anni che tanti ragazzi turbo-burocratici che si incontrano ai congressi delle giovanili di partito; basta con il politichese: in bocca ai ragazzi, fa segno a una doppia alienazione, verso i grandi che parlano così (purtroppo) e verso i loro coetanei, che fanno sinceramente fatica a capirli; basta con una politica grigia e spenta: la vita politica è una parte della vita, non è esclusiva e soprattutto non deve negarla. Meno riunione, dunque, e più passione. Altrimenti ci si ritrova a guardare nello specchietto retrovisore, anziché guardare avanti. Provateci: è più bello.

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