La politica di Veltroni: il senso della nave e la nostalgia del mare infinito

Mi chiedono di parlare della lezione di Veltroni di questa sera a Milano. E’ che è molto tardi e in cinque minuti è un po’ difficile, ma di più non posso proprio permettermene: oggi è stata una giornata iniziata presto – con i già mitici Dico – e finita davvero tardi, con troppi chilometri in mezzo, tra Monza, Milano e l’amata Brianza (per il paesaggio, un po’ meno per il traffico). Comunque, il mio parere è il seguente: la lezione di Veltroni è un fatto politico straordinario anche se di per sé non è certamente irresistibile. I contenuti non sono strabilianti, né il ritmo incalzante. La partenza è troppo didascalica, poi si riprende, intorno alla metà: ed è lì che Veltroni troneggia (che poi si potrebbe dire in una sola parola, veltroneggia). Il miglior Veltroni. Lorella, che è molto più intelligente di me, dice che è ‘voluto’ (i maligni potrebbero pensare: ‘studiato’). Veltroni si affida a immagini e a testimonial internazionali per descrivere la propria concezione della politica, mettendosi più volte da parte e nello stesso tempo presentandosi come erede e rappresentante, a sua volta, delle tradizioni politiche che evoca. Da Martin Luther King a Rigoberta Menchú, dal Grande dittatore ai Kennedy (John e Bob, con il finale, bellissimo, sulla violenza e sul suo antidoto – la cittadinanza – del film Bobby). Il dolcissimo e tristissimo Berlinguer di Padova e una toccante testimonianza di Vittorio Foa (conclusa con un “non so” che la dice lunga sulla qualità dell’uomo e su una modestia pari al suo straordinario patrimonio politico). L’Ambrosoli della passione civile e il Craxi, proprio lui, della difesa della sovranità italiana versus gli Usa. La verità è che Veltroni è tutto nella frase di Antoine de Saint-Exupéry, che cita spesso (lo ha fatto anche stasera), soprattutto quando deve descrivere il Partito democratico, e che suona più o meno così: «Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere il legno e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito». Veltroni sa di essere forse l’unico politico italiano che può insegnare questa nostalgia e anche il senso della navigazione che ne deriva. Ed è per questo che sa parlare a platee molto più vaste di quelle della nostra politica tradizionale, anche perché è forse l’unico politico che sa interpretare e rappresentare gli Stati Uniti, le loro contraddizioni e la loro ‘forza’ ideologica, elevandole a modelli davvero universali. E quando Obama si candida, nelle immagini che Veltroni proietta, si capisce cosa intendo dire e, forse, cosa intende fare Veltroni nei prossimi anni.

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