Lucrezia mi scrive a commento di un post precedente: «vedo che ti stai ben guardando dal pubblicizzare il bel traguardo civile che avete fatto raggiungere alle cittadine lombarde con il regolamento mortuario che avete votato all’unanimità» a cui seguono accuse molto dure e violente. Chi mi conosce sa che non mi sottraggo mai al confronto, soprattutto quando sono dalla parte del torto, come in questo caso. Sul regolamento cimiteriale la verità è semplice e, se volete, disarmante: nessuno dei colleghi che stava seguendo la legge si è accorto di quella proposizione così impegnativa. Si tratta di una norma già introdotta attraverso una circolare in Regione due anni fa, che entrava nel regolamento per un motivo di ordine eminentemente tecnico. Il relatore non ne ha parlato, né in commissione, né in aula. Né a destra, né a sinistra se n’è mai discusso, fino all’articolo del Corriere, in cui Formigoni presentava come se fosse una novità il testo votato dall’aula, in ragione di una scelta di civiltà. Anche se non è mia diretta responsabilità – vorrei che sapeste che non tutti i consiglieri seguono tutti gli argomenti -, devo ammettere che si è trattato di una disattenzione grave, di cui mi scuso coram populo. Non ci sono giustificazioni: in un’aula seria non può arrivare un provvedimento apparentemente anodino senza che sia messo sotto osservazione un passaggio così delicato. Nel merito, però, vorrei segnalare a tutti che stiamo chiedendo di riaprire il dibattito e che la nostra posizione sulla 194 e sulle questioni ad essa collegate non è affatto cambiata. Lo ribadiremo in ogni sede.

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