Tra i "Luoghi camuni" – il nomignolo con cui scherzosamente abbiamo deciso di chiamare i territori e gli episodi del governo regionale – si segnala l’ingresso di Novazza. La piccola comunità si trova in una valle laterale della Val Seriana ed è da tanti anni nota per la presenza di Uranio. Ora, da molti anni l’idea di estrarlo, questo uranio, è passata di moda fin da quando un referendum decretò la fine del nucleare in Italia. Agip, che allora operava con un suo impianto di estrazione, interruppe i lavori, lasciando tutto così, come se da un momento all’altro questi lavori avrebbero potuto riprendere. Per vent’anni non si è saputo più nulla. Quindici giorni fa, quasi per caso, nella bergamasca è girata voce che un’azienda australiana, la Metex, ha chiesto di poter riaprire l’impianto e la cava di uranio. I motivi del proprio interesse, la company australiana li ha pubblicati su internet a questo indirizzo. Il territorio si è subito mobilitato, ovviamente, chiedendo di impedire la ripresa delle attività e nello stesso tempo – con le belle parole di un parroco locale – di cogliere l’occasione per lanciare una grande campagna per la qualità dell’ambiente in Val Seriana, dando spazio non al nucleare, ma alle rinnovabili. La Regione è sembrata curiosamente sorpresa e per ora ha nicchiato. Merito del nostro capogruppo Giuseppe Benigni e del mitico comandante Saponaro, consigliere bergamasco dei Verdi, se il tema è arrivato in Consiglio regionale e se finalmente l’assessore Pagnoncelli ci dirà cosa intende fare la Regione Lombardia. Novazza fa rima con Cascinazza: non vorremmo sorprese…

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