Il leghista Ettore Adalberto Albertoni sarà votato tra qualche ora presidente del Consiglio regionale della Lombardia. La cerimonia sarà di rito celtico. Mentre giungono messaggi di apprensione da parte di druidi e incisori rupestri, atterriti dalla notizia che Albertoni non sarà più assessore alla Cultura (incerti si fanno i copiosi finanziamenti degli ultimi anni anche per sagre e manifestazioni neo-medievali), il Nostro spiega a Repubblica le proprie intenzioni. Alla domanda «Che cosa pensa di un possibile ritorno al Lombardo-Veneto?». Risponde così: «Io che ho origini venete ne penso tutto il male possibile. Lombardia e Veneto sono due grande regioni, che hanno in comune la storia, ma hanno esigenze completamente diverse». Così vicini, ma così lontani, dice Albertoni. «Il discorso serio da fare è un altro. […] La Lombardia ha i suoi problemi e una maggioranza che è orientata all’attuazione della riforma costituzionale. Il Veneto, invece, confina con la Croazia e ha interesse agli accordi con altri Stati. Al nostro confine c’è la Svizzera e dialoghiamo da sempre con la Svezia e con il Belgio». «Una federazione» conclude Albertoni «servirebbe solo al Veneto». Rileggete con calma la carta geopolitica del neo-presidente. Il Veneto confina con la Croazia e la Lombardia ha un rapporto privilegiato con il Belgio. Radetsky è avvisato. Si salvi chi può.

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