Sono juventino. Di scuola delpieriana, per di più. Da piccolo, tra i miti, c’era solo Platini e la prima delusione della mia vita l’ho vissuta davanti alla tv, guardando una delle migliori squadre di sempre perdere la mitica Coppa dei campioni con l’Amburgo. Ora però – è il caso di dirlo chiaramente – dobbiamo andare in B. Lo dobbiamo fare perché ci diranno di farlo, ovviamente, ma anche per salvare per quanto possibile una storia sportiva. E per un motivo ancora più serio e importante: per chiudere con l’Italia dei furbi, dei potenti, dei cialtroni. Per dare un segnale a tutti, che le cose belle – soprattutto le passioni – non devono essere immiserite. Mi hanno personalmente già distrutto il ciclismo, in cui era ‘bombato’ pure l’autista dell’ammiraglia, non vorrei dover fare lo stesso con il calcio. E con l’Italia, a cui il ritorno dei Savoia (juventini anche loro, accidenti!) ha dato un tocco di grevità e di squallore di cui non si sentiva affatto bisogno. Sarà a suo modo curioso seguire la Juventus contro la Cremonese, il Cesena, l’Avellino. Squadre che giocavano nella massima divisione quand’ero bambino. Per ritornare al passato, ripassando la formazione… Zoff, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea…

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