La storia è lunga, ma ne vale la pena. La Cascinazza è un’area verde immensa di proprietà di Paolo Berlusconi, che si estende lungo il corso del Lambro, nella parte sud-est della città di Monza. Quando il Lambro esonda, diventa un lago. Una prima formulazione del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) la delimitava come fascia di salvaguardia e di esondazione, non edificabile. Una seconda versione, riveduta e corretta, mentre c’era Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi (prima coincidenza), rivedeva questa definizione, grazie all’individuazione di un canale scolmatore, una sorta di by-pass che parte in prossimità della secentesca Villa Mirabello nel Parco di Monza, attraversa la parte nord di Villasanta, imbocca la grande aiuola centrale del Viale delle Industrie e rientra nel Lambro a sud del depuratore nel territorio di Cologno Monzese. Salva la Cascinazza, quindi, lo scolmatore, e anche la possibilità di edificarvi quello che si vuole.
Lo studio di fattibilità di quest’opera recita: "Eliminata la possibilità di realizzare ulteriori casse di espansione, il cui effetto è peraltro ridotto dai grandi volumi transitanti in gioco, resta come ultima alternativa la realizzazione di un canale scolmatore…". Siamo proprio sicuri che sia l’unica soluzione? Molti di voi avranno probabilmente letto della cava di Brenno e dell’accordo raggiunto tra i Comuni, il Parco e la Regione, così come la necessità di una diversa gestione della capacità del Lago di Pusiano. Un’altra, del tutto simile, cassa di espansione naturale potrebbe essere la Cascinazza, che però viene trascurata dall’esame: la Regione finanzia solo la sistemazione della cava di Brenno (seconda coincidenza). Meglio un canale scolmatore, hanno pensato – nonostante le obiezioni del Comune di Monza e delle altre amministrazioni coinvolte – i nostri geniali amministratori. Un canale, delle dimensioni del Villoresi, che attraversa di fatto la città di Monza compromettendo e rendendo necessario il rifacimento della viabilità con ponti, snodi e altro. Il costo dell’"unica soluzione"?168.294.491 Euro. Avete sentito bene: centosessantottomilioni e spiccioli di Euro. Mi scrive Alfredo Viganò, assessore all’urbanistica del Comune di Monza: «Pensavamo che il Ponte di Messina fosse in Sicilia ma in realtà, visti i costi, comincia qui da noi. Se davvero ci fossero questi soldi riusciremmo a restaurare la Villa Reale e magari anche a realizzare un pezzo di metropolitana. Esiste una condizione che deve essere rispettata nelle opere pubbliche: il rapporto di economicità tra un’opera e l’obiettivo che si vuole raggiungere. Questo non è certamente il caso. Un intervento pertanto infattibile e campato in aria. Ci si chiede perché è stato previsto, pagato lo studio, ecc., quando si sa già che con ogni probabilità non si potrà fare? A mio parere la risposta va cercata nel fatto che rientra a Cologno giustificando nei numeri la portata d’acqua minore che così attraverserebbe Monza e di conseguenza la riduzione sulla carta della fascia di inedificabilità o di rischio, giustificando così possibili nuove edificazioni, in alcuni casi, lungo il fiume». La terza coincidenza è inutile spiegarla, crediamo. I maliziosi potrebbero pensare che lo scolmatore riguardi ben altri flussi che quelli dell’acqua del Lambro.

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