Quando finiremo di sorprenderci degli straordinari risultati delle primarie, sarà un bel giorno. Chi, come me, le sostiene da anni, si stupisce che – a ogni appuntamento – puntualmente ci si stupisca. E, invece, attraversando i seggi aperti ieri a Milano, dall’Isola alla Zona 4, dalla Casa della Cultura alla sezione Aniasi, si è reso conto che le primarie sono una gran cosa (proprio come nel tour in Brianza del 16 ottobre), che mobilitano i cittadini, che li fanno partecipare, che consentono a tutti di dire la propria. E la loro, gli 80.000 di Milano l’hanno detta con chiarezza. Il 68% a Ferrante, il 23% a Fo, il 6% a Milly Moratti, il 3% a Corritore. A Milano hanno votato l’80% delle persone che avevano votato per Prodi in occasione delle primarie nazionali. E lo hanno fatto in modo non dissimile, dal momento che c’è stata soltanto una leggera diminuzione del dato di Ferrante rispetto a quello di Prodi, e il candidato ‘alternativo’ Dario Fo ha ‘battuto’ di qualche lunghezza Fausto Bertinotti. Ora, però, è il caso di scatenarsi. Proprio così. Di dare un progetto al centrosinistra milanese. Ferrante dovrà portare con sé l’esigenza di un cambiamento significativo rappresentata da Fo, la qualità programmatica e lo stile – dolce – di Milly, le innovazioni per cui si è battuto Corritore. Solo così vinceremo, e finirà che ci sorprenderemo ancora una volta: perché anche a Milano, da ieri, è possibile.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti