L’ultima audizione

Dopo l’Alfa, ora tocca a Celestica e Zucchi-Bassetti. Si tratta delle ultime crisi industriali lombarde affrontate dal Consiglio regionale. Funziona così. Le rappresentanze sindacali di una fabbrica in crisi scrivono ai gruppi consiliari della Regione. Spesso rispondono solo i consiglieri dell’Unione, invitando i lavoratori a un incontro. Durante l’incontro, si stabilisce di portare la questione in commissione e nella prima riunione utile si chiede di autorizzare l’audizione dei lavoratori. Si invitano perciò i sindacati e si programma una riunione per discutere “nel merito” la questione. A quel punto, avviene l’audizione. Alla fine dell’audizione, la commissione – spesso sollecitata dalla minoranza – chiede un’audizione alla Giunta sullo stesso argomento oppure invita la Giunta a incontrare i lavoratori. Quindi ad audirli, come si suol dire. Nel frattempo è passato, quando va bene, almeno un mese. Tutto giusto e sacrosanto dal punto di vista formale, ma una domanda sorge spontanea. Non era la destra di Berlusconi a voler eliminare la burocrazia e ad affrontare d’emblée le questioni e i problemi? Con tutto il tempo che si spreca ad audire per audire (versione aggiornata del “votiamo se votare”) le fabbriche chiudono e si perde soltanto molto tempo. E pazienza che siano in ballo, come nel caso di Zucchi-Bassetti, centinaia e centinaia di lavoratori. Lo slogan è già pronto: memento audire semper. Fino all’ultima audizione.

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