Le ragioni del sì

Da Bioetica e procreazione assistita di Vittoria Franco (Donzelli editore, Roma 2005), una spiegazione molto chiara del perché si deve andare a votare, il 12 e 13 giugno, per i 4 referendum sulla fecondazione medicalmente assistita:

Il 10 febbraio 2004, dopo circa due anni di discussione in parlamento, è stata definitivamente approvata la legge 40, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita. Essa riconosce l’embrione come soggetto titolare di diritti; prevede che la fecondazione assistita sia riservata alle sole coppie sterili o infertili, escludendo le coppie portatrici di malattie infettive o ereditarie, come la talassemia, la fibrosi cistica, il morbo di Huntington, che possono sperare di avere un figlio sano, e senza dover ricorrere all’aborto, solo con l’aiuto delle nuove tecniche riproduttive e della diagnosi preimpianto; introduce il divieto di congelare gli embrioni, l’obbligo di non produrne più di tre e di trasferirli tutti anche se malati, l’impossibilità per la donna di revocare il consenso dopo la fecondazione e prima del trasferimento in utero; vieta tassativamente, senza prevedere alcuna eccezione, la fecondazione eterologa; lede l’autonomia del medico e – prescrivendogli cosa deve fare – lo costringe a operare contravvenendo al codice deontologico; vieta l’uso a scopo di ricerca degli embrioni congelati e non utilizzati per la riproduzione. In sintesi, con questa legge si riempie di burocrazia, di divieti, di ostacoli una pratica ormai diffusa alla quale si ricorre per dare la vita e la nascita.

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