Siamo all’astrazione più totale. Tutti si dividono ma in realtà per riunire. Lo promettono, quasi lo minacciano. Ciascuno ovviamente con il proprio simbolo e con la propria formula. Tutti dicono unità, ma quasi mai chiariscono con chi e soprattutto su che cosa.

Tutti parlano di ricostruire tutto, ma non sempre esplicitano chi ha la responsabilità di avere distrutto tutto, benché larghe intese e governi attuale e precedenti paiano esserne le vere cause.

Altri ancora sono in “prestito”, pronti a tornare sui propri passi a seconda dell’esito del congresso del partito da cui sono usciti: ma ne sono usciti davvero?

Altri infine sono appena usciti ma cercano di dimostrarsi affidabili alleati mandando segnali di dialogo a quelli che hanno appena mollato, ma non del tutto. Un po’ come quelle coppie che si prendono una pausa di riflessione. Che si mandano i ‘richiamini’. Che rimangono in contatto. Anche perché vivono sotto lo stesso tetto: quello del governo in carica, in tutto simile al precedente, dichiaravano sprezzanti, fino a qualche giorno fa.

Poi in fondo, ma molto in fondo, ci sarebbero le cose, sulle quali fondare una proposta politica.

Sui voucher: il governo sta cercando di smontare il referendum senza smontare i voucher, affidandosi alle cure del vero stratega del Jobs Act, Maurizio Sacconi. Il ministro per la cronaca è lo stesso che difendeva i voucher.

Sull’immigrazione: Minniti e Orlando stanno intervenendo con decisioni di scarsissimo profilo costituzionale (eufemismo) per incontrare il plauso della Lega e di un’opinione pubblica bombardata da messaggi che solo pochi valorosi cercano di rappresentare correttamente, contrastando un razzismo che risale e che ha crioconservato tutte le leggi della destra.

Sulla progressività: a proposito di Costituzione, anche l’articolo 53 va a farsi benedire, con l’ultima trovata della flat tax per i ricchissimi e dopo un’infilata di bonus e di sconti ai più abbienti come mai era accaduto nella storia repubblicana.

Ecco. Con Possibile siamo unitari e aperti e lo dimostreremo plasticamente come abbiamo fatto in ogni occasione, ma non sopporto più ambiguità e astrazioni, appunto.

Gli stessi che ci hanno spiegato che destra e sinistra non esistono più, ora vogliono comporre il campo della sinistra. Forse perché con la destra hanno già dato.

Ci si indigna per i toni giacobini di certe opposizioni, senza rendersi conto che traggono linfa vitale e sostegno popolare da questa opacità, che si limitano a descrivere, crescendo nei sondaggi solo indicandole con un dito accusatore.

Ecco, unità sì, ma con Nesquik, diceva una vecchia pubblicità: sulla base di scelte chiare, non eternamente compromissorie o già negoziate prima ancora di cominciare.

Chi sposa questa linea avrà tutto il mio sostegno e la mia collaborazione. Per il resto, sono puri nomi. Soffi di fiato. Tattiche destinate a rovesciarsi in continuazione. E a sostenere non si sa quanto consapevolmente il progetto che intendono contrastare.

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