«Bisogna difendere il meglio quando non si può raggiungere l’ottimo», scrisse Errico Malatesta.

Chi ha voluto proseguire la legislatura e fare le riforme nonostante il premio di maggioranza con cui le ha approvate fosse stato dichiarato incostituzionale?

Chi ha scelto di fare un’unica legge di riforma che poi è diventata un unico quesito monstre, dal titolo accattivante e dallo svolgimento che puntualmente lo contraddice?

Chi ha inteso approvare una riforma pur sapendo che non rappresentava una reale condivisione delle forze parlamentari, dentro e fuori dalla maggioranza?

Chi ha stabilito che si debba votare «il referendum di ottobre» a dicembre, utilizzando praticamente l’ultima data utile?

Chi ha speso milioni di euro in una campagna elettorale sfarzosa e eccessiva, piena fino all'inverosimile di messaggi demagogici, confondendo il proprio ruolo istituzionale con il messaggio politico di parte?

Chi ha diviso il Paese sulla Costituzione, che invece dovrebbe unire tutti quanti?

Chi dal governo ha lanciato una surreale campagna antisistema, dopo avere incassato il sostegno di confindustria e di tutti gli altri poteri del sistema che vi vengano in mente?

Chi ha usato il trasversalismo per scrivere una brutta 'riforma' per poi brandirlo contro tutti gli altri, senza considerare che nei referendum è sempre così, che si vota per ragioni diverse, soprattutto se ci si oppone a qualcosa che per molte ragioni e da punti di vista diversi non si condivide?

Chi ha preferito la quantità alla qualità, cambiando opinione più volte sulle proprie opinioni, che a questo punto è difficile pure capire quali siano?

Chi ha fatto le cose in fretta, per poi trovarsi a smentire completamente il proprio operato, sulla legge elettorale e addirittura sulla elettività dei senatori, negata in Costituzione e ripresa nella fantomatica scheda?

Noi no.

Noi siamo sempre stati nel merito della questione. Fin da quando abbiamo iniziato a discuterne in Parlamento, nel disinteresse generale, va detto, anche di chi, tardivamente, si straccia le vesti.

Ricordo che ho votato così alla Camera dei deputati come farò domenica. Se tutti coloro che votano No avessero fatto come me, in aula, non saremmo arrivati fino a questo punto.

Se tutti avessero seguito fin dall’inizio questa ‘riforma’, nata al Nazareno nella «profonda sintonia», insieme alla legge elettorale, forse avremmo potuto fermare questa deriva plebiscitaria, propagandistica, superficiale e molto poco costituzionale.

In questi anni e in questi ultimi mesi soprattutto ci siamo presi cura della Costituzione, abbiamo presentato proposte e poi emendamenti e poi ancora proposte, abbiamo descritto le incongruenze di una 'riforma' pedestre, pensata senza misura e equilibrio e scritta ancora peggio.

Abbiamo replicato punto su punto, articolo per articolo. Abbiamo precisato che non si tratta di votare per altri motivi, come dice qualcuno, ma per la semplice ragione che preferiamo la Costituzione a una proposta di modifica che la peggiora.

Altro che meno peggio: questo è peggio o, se si vuole, è più peggio, perché anche dove interviene sui passaggi che si possono perfezionare del testo costituzionale, non coglie l'obiettivo. Che dovrebbe essere quello di rendere più sovrani i cittadini, più semplici le procedure, meno conflittuali le relazioni, rendendo trasparente il sistema politico e istituzionale più di quanto non sia ora.

Di fronte ai messaggi nervosi e minacciosi del premier, noi non dobbiamo stare sereni: lo siamo.

E siamo appassionati e soddisfatti: abbiamo fatto una campagna fatta di duecento tappe del tour RiCostituente, che proseguirà anche dopo il 4 dicembre, perché la politica si può fare anche così: con piccole risorse e molto entusiasmo, con una rete di persone che non ha scelto il potere, ma la politica, che non sono la stessa cosa, come qualcuno vuole farci credere.

Abbiamo raccolto in un sito – www.iovoto.no – i migliori approfondimenti sul testo in discussione.

Abbiamo attaccato manifesti e organizzato banchetti e iniziative in ogni realtà del Paese.

Abbiamo popolato i social – trasformati in una rissa tipo Trainspotting – di messaggi limpidi e precisi.

E lo faremo anche nelle prossime ore, rispettando il silenzio elettorale, chiedendo a ciascuno di voi di prendere parola con i propri familiari, amici e colleghi: di «personalizzare», perché i protagonisti di un referendum sono le cittadine e i cittadini, non i politici, non i partiti. Per spiegare, per chiarire, per convincere con ragioni serie e profonde. 

Si vota No, proprio per cambiare. Perché questa storia l'abbiamo già vista. Perché questi toni li conosciamo già. Perché vogliamo preparare giorni migliori.

Per un Paese che si merita di più. E di meglio.

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