Stamani sono stato al convegno organizzato dalla Associazione Luca Coscioni sulle scelte di fine vita.

In materia, infatti, l'Associazione promuove una legge di iniziativa popolare presentata alla Camera il 13 settembre 2013 (!) e di cui non è stato neppure iniziato l'esame, nonostante il monito del Presidente della Repubblica precedente, che spero l'attuale intenda riprendere con la stessa chiarezza.

Per parte mia – come ho già dichiarato più volte – c'è tutta l'attenzione per i temi di fine vita.

Sono pronto, non da oggi, e anzi sprono il Parlamento a farsi vivo. Uguale interesse nutro per la questione delle leggi di iniziativa legislativa popolare, per le quali ho presentato una proposta di legge costituzionale, oltre ad essermi speso – quasi totalmente inascoltato – in sede di approvazione della proposta di revisione costituzionale presentata dal governo (come ampiamente spiegato, con Andrea Pertici, in Appartiene al popolo, in libreria per i tipi di Melampo).

Perché è uno scandalo democratico e repubblicano che il Parlamento non discuta MAI delle leggi d'iniziativa popolare.

Oggi tutti gli intervenuti (tutti del Pd, peraltro) si sono detti d'accordo sulla necessità di intervenire, a partire proprio dal testo proposto dai cittadini e sulla stessa linea sembrerebbero molti colleghi parlamentari che hanno sottoscritto una lettera. Anche la Presidente della Camera, che non ha potuto partecipare, ha inviato una lettera in cui ricorda sia il ritardo del nostro Paese sui temi dei diritti civili sia la questione annosa della mancata attenzione della Camera per le leggi di iniziativa popolare.

Eppure non se ne fa ancora nulla.

Discuterne certo è utile, ma bisogna anche agire.

Ho fatto una proposta semplice semplice: per partire, siccome è necessario che siano i Presidenti dei gruppi parlamentari a farsi carico, in sede di programmazione, di inserire anche la proposta in questione, ho chiesto di rivolgersi a loro.

Con un quesito di tipo referendario: che cosa intendono fare quindi Speranza, Villarosa, Brunetta, Pisicchio, De Girolamo, Scotto, Mazziotti di Celso, Fedriga, Dellai e Rampelli (cioè i presidenti di tutti i gruppi parlamentari della Camera e i loro omologhi al Senato)? Sono proprio loro a dover decidere – in conferenza dei capigruppo – se finalmente discutiamo di eutanasia e testamento biologico.

Sì o no?

Noi parlamentari favorevoli – che oggi siamo numerosi (e spero rimarremo tali anche dopo la eventuale calendarizzazione della proposta) – potremo sostenere questa nuova legge di libertà, per eutanasia e testamento biologico, che risponderebbe a diritti individuali costituzionalmente sanciti, anche attraverso un intergruppo (proprio come facciamo per la legalizzazione delle droghe leggere). In un Parlamento in cui (quasi) tutti si dichiarano liberali non dovrebbe essere difficile. La scelta spetta ai capigruppo. Lo si può fare ora. Ci dicano – ripeto – se vogliono farlo.

Sono temi troppo importanti per la vita delle persone per sottrarsi all'assunzione di posizioni (e responsabilità) cristalline.

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