L’Italicum è solo per la Camera dei deputati: era ben noto sin dal marzo scorso. Se si sciogliessero le Camere dopo la sua approvazione, ma prima della riforma costituzionale che elimina l’elezione dei senatori, si voterebbe la Camera con l’Italicum e il Senato con il Porcellum come uscito dalla Consulta (il Consultum o Consultellum).

Questa combinazione sta in piedi? È ragionevole?

Partiamo da qui: il premio di maggioranza (previsto dall’Italicum), secondo la Corte costituzionale, deve essere idoneo «al raggiungimento dell’obiettivo perseguito» che «è quello della stabilità del governo del Paese e dell’efficienza dei processi decisionali nell’ambito parlamentare». Per questo è stata annullata la norma che prevedeva, per il Senato, l’attribuzione del premio di maggioranza regione per regione (senza assicurare, appunto, una maggioranza).

Ora, votando con l’Italicum per la sola Camera, in questa si assicurerebbe la formazione di una maggioranza in base al risultato delle elezioni, mentre al Senato il voto con il sistema proporzionale razionalizzato (da soglie di sbarramento) uscito dalla Consulta difficilmente garantirebbe la formazione di una maggioranza elettorale.

Il meccanismo premiale utilizzato non sarebbe idoneo a perseguire il suo obiettivo e il partito o la coalizione “premiati” alla Camera dovrebbero cercare comunque alleati in Senato. Sarebbe fallito l’obiettivo (pur discutibile) di sapere la sera stessa del voto chi governerà. E ciò sarebbe, in effetti, irragionevole secondo la Corte e anche secondo gli elettori, la cui volontà sarebbe stata alterata per nulla.

D’altronde, l’estensione dell’Italicum anche al Senato creerebbe altre complicazioni. Infatti, con un premio nazionale attribuito anche per un solo voto di scarto, applicato all’elezione di due diverse Camere, potrebbero determinarsi due maggioranze diverse, fallendo così – ancora – nel tentativo di assicurare (per legge) una maggioranza di Governo a seguito delle elezioni.

Per questo, come clausola di salvaguardia – nel caso di elezioni anticipate prima della approvazione di una riforma costituzionale che attribuisca il voto di fiducia alla sola Camera – sarebbe meglio reintrodurre il Mattarellum (senza listini bloccati e scorpori, e quindi, in definitiva, sul modello già utilizzato per il Senato), che favorisce la governabilità, pur senza assicurarla, con una minore distorsione del criterio rappresentativo e soprattutto consentendo di recuperare il rapporto eletti-elettori (che il continuo calo di affluenza alle urne indica come sempre più in crisi).

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