Sottotitolo: si potrebbe fare diversamente. E meglio di così.

Conoscete le mie proposte sulla legge elettorale (se non le conoscete, le trovate qui). E sapete anche che, per evitare di incorrere nella mesta ritirata degli emendamenti (come è puntualmente capitato ieri), non ne ho presentati, affidandomi a interventi come in quello in direzione e a prese di posizione pubbliche, con le mie e nostre cautele e preoccupazioni.

Ora, però, vale la pena di dire una cosa, che riguarda la questione politica che stiamo affrontando, tra un tecnicismo e l’altro.

Se Berlusconi dovesse far saltare l’accordo sulla soglia del 35% – che il Pd vorrebbe al 38% per non incorrere nell’incostituzionalità (e speriamo che basti, tra l’altro) – non salterebbe tutto. E ci sarebbe anzi spazio per migliorare il testo in molte delle sue parti.

Abbassando le soglie di sbarramento, alzando la soglia di maggioranza e optando per i collegi uninominali (senza pasticci nella ripartizione dei seggi, mantenendo un forte legame tra gli elettori e l’eletto), per mattarelizzare l’Italicum senza stravolgere lo schema di lavoro e senza ricominciare daccapo.

Senza Berlusconi, come sosteniamo da un po’, forse la legge verrebbe meglio. Se poi fosse lui ad andarsene, sarebbe meglio ancora, per tutta una serie di motivi che mi paiono evidenti.

Ovviamente, dipenderebbe dalla capacità di prendere l’iniziativa da parte del Pd, dell’Ncd e del M5s (che però è alle prese con i referendum online, e quindi arriverà tardi anche questa volta). Sel dovrebbe essere già d’accordo. Così come Scelta Civica.

N.B.: l’accordo non salterà, anche perché Berlusconi non avrebbe potuto scrivere una legge elettorale più efficace di questa per le ragioni sue e di Forza Italia. Una legge che gli consente di presentare un po’ di liste, come al solito, per allungare la coalizione; di tenere legato (mani e piedi) Alfano (che forse è già d’accordo con lui, più di quanto si pensi); di comporre le liste come preferisce (le primarie le faranno gli altri, lui no); di costringere il Pd a una lista unica (e magari portarlo ad avere una sinistra fuori dalla coalizione); di presentare lo stesso candidato in più collegi (questo lo chiede Alfano) e di tentare il tutto per tutto con il 35%. Per questo, sembra non voler mollare sulla soglia del premio. A quest’ora, la trattativa si ferma a 37, come la febbre (e io che ci scherzavo). Per il resto, quasi nessuna delle nostre considerazioni è stata accolta.

P.S.: a confermare il quadretto già abbastanza impegnativo, pare che sia rientrato nell’accordo anche il Salva Lega (ovvero una norma ad hoc che recupera chi supera la soglia in un certo numero di collegi). Una cosa non capisco: il segretario del Pd aveva detto in direzione che non era una legge à la carte. Mi pare che, se sono gli altri a ordinare, si possano cambiare un bel po’ di cose.

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