L'ora delle decisioni (revocabilissime) si avvicina e seguo il dibattito che si sta sviluppando qui. Manca solo una candidatura a sindaco di Roma (scherzo), ma il finale per i commentatori di Ciwati è apertissimo. Prevale forse il consiglio di non schierarsi e di puntare diritti al prossimo Congresso del Pd, ma anche su questo c'è chi dice «ora o mai più».

Le migliori soluzioni sono, l'andreottiana «sostieni Renzi al primo turno, e Bersani al secondo» ovvero quella di un delegato veneto che mi dice «se non ci sarà più il Pd, non disperare: l'amarone ci sarà sempre».

In tutto questo, devo dirvi la verità: sono molto sereno, anche perché, come sapete, per me conta soprattutto l'affermazione delle 'cose' e non delle persone. E per questo, non è mai troppo tardi. Anzi. Il momento decisivo, in un caso o nell'altro, non è ancora arrivato.

Le tesi da affiggere sono ancora tutte da affiggere, i tormentoni dell'estate vanno bene anche per l'autunno.

Come sapete, continuo a sentirmi equidistante dai tre principali candidati. E allora vale la pena di riprendere cose già dette e cose già scritte.

Molte le ritrovate tra i quesiti dei referendum, altre nella campagna che ormai conoscete.

Penso che non sia il caso di allargare a dismisura l’alleanza, e che non ci sia bisogno di sfondare a destra ma di fare (bene) il centrosinistra. Poi con la destra ci si confronterà, senza confondersi.

Penso che sia necessario costruire una coalizione di governo che purtroppo non è stata fatta prima da chi avrebbe dovuto. Le primarie a questo dovrebbero servire, anche se leggo che se vince uno, qualcun altro se ne va, e che comunque quella che vediamo non è la coalizione definitiva, perché si potrà allargare dopo le primarie. Mah.

Penso che i diritti civili o sono civili e per tutti, oppure non sono.

Penso che l'agenda Monti, che ha molto di letterario, per altro, perché ognuno la interpreta un po' a modo suo (un po' come quell'Europa a cui tutti si appellano, a giorni alterni), si collochi proprio su un altro piano: perché sulla nostra agenda noi dovremo chiedere i voti. E non possiamo permetterci quello che sta accadendo: che la fiducia nei confronti di Monti è inversamente proporzionale, presso i nostri elettori ma non solo, al gradimento delle sue politiche.

Non penso per altro che Monti sia una sciagura, come lo presenta qualcuno, né il leader-in-cui-riconoscersi, come qualcun altro sembra pensare. Né che si possa usare il bianco o il nero, quando si parla di questa stagione, perché è il grigio del Paese il colore che si impone. E il grigio dura da anni.

Penso non si debbano promettere cose strampalate, ma una riduzione delle tasse sul lavoro e sulla produzione e una patrimoniale per chi dispone di grandi ricchezze (una cosa all'europea). Che non è l'Imu, per intenderci, come qualcuno sostiene.

Penso che in un anno si debba stipulare la convenzione con la Svizzera – che vale più della spending review – e che sia il momento di attivarsi per una seria lotta all’evasione fiscale, con i computer e non con i blitz.

Penso che ci vuole l'Europa, quella di cui parlano Ed Miliband e Peer Steinbrück (e anche un po' Bersani, va detto), a proposito di finanza, di regole e di civiltà della democrazia.

Penso che in ogni sede e a tutti livelli la politica si debba contenere, in termini di clientelismo, nomine e chiacchiere, a cominciare dalla riduzione e razionalizzazione delle quasi 7000 aziende pubbliche. E che politici (e candidati) debbano per primi dare il buon esempio.

Penso che i risultati dei referendum vadano rispettati. E che si debba essere conseguenti. E che non possa parlare di beni comuni chi non li rispetta. E che non possa fare politica chi snobba le leggi d'iniziativa popolare, come troppo spesso è accaduto.

Penso che l'ambiente per l'Italia sia strategico, come poche altre cose. E che il suolo ed il paesaggio lo siano più di tutte le altre. E vorrei un po' più di impegno, in questo senso.

Penso che l'antipolitica la facciano i politici che la chiamano così.

Penso che il recupero dell'astensione sia il nostro primo obiettivo e che il M5S sarà il convitato di pietra di queste primarie.

Penso che ci voglia una sussiding review e che si debba preferire la diminuzione delle tasse ai molti contributi a pioggia destinati alle imprese.

Penso che prima di fare altre opere (puntualmente corredate da omissioni) si debbano finire di pagare quelle vecchie e quelle incompiute.

Penso che nuove autostrade vadano bene solo se sono informatiche. E che ci sia una questione cemento da affrontare quanto prima.

E penso, soprattutto, che si debba aprire un grande dibattito sulle cose da fare, come ho cercato di fare, in questi mesi.

E che ci vogliano parlamentari scelti dai cittadini (come, i cittadini possono scegliere il premier, e non il parlamentare sotto casa?) e che nessuno dei candidati lo abbia detto, in questi giorni (chissà come mai…).

E che i parlamentari debbano essere a progetto, limitati nel tempo e nello spazio che occupano.

E che tornerò a studiare e a insegnare, quando tutto sarà finito (anche presto), perché mi piacerebbe che questo Paese diventasse un Paese in cui fare gli insegnanti è un'ambizione altrettanto forte che fare i politici. Anzi, di più.

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