In un passaggio storico in cui il 98% delle cittadine e dei cittadini italiani diffidano dei partiti, in cui l'astensionismo è dato in crescita, in ogni sondaggio, chi rifiuta la politica così com'è, è bollato come antipolitico dagli attuali attori della politica istituzionale. In molti casi, però, chi è fuori dal Palazzo riempie le piazze con parole d'ordine che scivolano troppo frequentemente nel populismo: è possibile dunque immaginare una soluzione diversa, che preveda la riforma del sistema politico, con una profonda trasformazione dei soggetti politici attuali, un ricambio del gruppo dirigente a destra come a sinistra, una moralizzazione complessiva del sistema e una maggiore apertura delle strutture rappresentative e democratiche, senza che si imponga una scorciatoia populistica? Gli ingredienti sono sotto gli occhi di tutti: disagio sociale, insofferenza verso meccanismi che superano la possibilità di controllo da parte dei cittadini, voglia di protesta, ma anche di partecipazione, trasparenza, controllo. L’urgenza, per dirla in breve, di un rilancio della democrazia. All’insegna di una politica «in tempo reale», a cui possa contribuire «il maggior numero» di cittadine e di cittadini, promossa dalla crescita del web, anche in Italia, che i cosiddetti «addetti ai lavori» hanno vissuto con molto ritardo. E che riguarda quella generazione «senza rappresentanza» di cui si parla molto e con cui si interloquisce ancora troppo poco, sulla base di formule assolutamente anacronistiche e di un gergo specialistico esasperato, al punto da non essere più compreso che da pochi «eletti».
Il concetto stesso di delega, che il sistema elettorale in vigore ha reso così impalpabile, è al centro dell’indagine. E non potrebbe essere altrimenti.

Fuorionda

La recensione di Stefano Aurighi

  •  
  •  
  •  
  •