Oggi a Parigi chiederò a Gianni Cuperlo di fare un passo avanti, rispetto a questa dialettica giovani-vecchi che a me pare una tappa della Fenomenologia del Pd da superare quanto prima. Quello che ha detto Serracchiani, ad esempio, lo abbiamo celebrato tutti e, insomma, va benissimo: e tanti di noi lo pensano e lo dicono da tempo. Per dirla tutta, nella prima puntata della Carovana, a gennaio, davamo già questo momento critico per scontato (verificare qui e, soprattutto, il video che riporto anche qui sotto).
Ora c’è da capire che cosa fare. E a Gianni lancerò una sfida culturale che so essergli molto cara: costruire un congresso che non sia una mera occasione di confronto tra mozioni e quindi correnti, sensibilità, ispirazioni di ex-questo e ex-quello. Ma sia una straordinaria occasione di partecipazione democratica, da una parte, e un momento in cui offrire un nuovo racconto dell’Italia e del suo futuro. Sarebbe un congresso rivoluzionario nel metodo, nei toni e nella direzione politica e il suo vincitore si troverebbe a guidare un partito finalmente sintonizzato con quello che pensa il Paese e non con quello che pensa Rutelli o D’Alema o Renzi o Scalfarotto o il vostro affezionatissimo. Abbiamo, insomma, una «gelida manina» da riscaldare. E un Paese da salvare. E se vogliamo raccogliere la sfida, di questo soprattutto ci dobbiamo preoccupare. Perché, purtroppo, il nostro non è il meraviglioso mondo di Amélie.

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