Doccia fredda per il sempre più sconfitto Berlusconi. Sperava che con l’alta affluenza di votanti (una sorta di superiorità numerica) il risultato dicesse sì. E invece è arrivato un no sonoro e stentoreo, da tutto il Paese, con la solita e sempre più preoccupante eccezione di Lombardia e Veneto. Un risultato al di sopra delle aspettative anche a Monza dove il sì si afferma di un soffio, riequilibrando di cinque punti percentuali il risultato delle politiche. E’ presto per affermarlo, ma è evidente che non si sono visti alle urne i berlusconiani dell’ultima ora che avevano tanto influito sul risultato di aprile e che il tratto nordista della campagna del sì non ha pagato, esponendo il centrodestra al disagio dei cittadini non padani (per usare le loro stesse categorie). Ha contato certamente la presa di posizione di Ciampi e la difesa della Costituzione ha fatto breccia anche tra le forze della Cdl. Un gran bel segnale per chiudere il conto con la stagione Berlusconi-Bossi e aprire una nuova fase per questo Paese: un rigore che non si poteva sbagliare e non si è sbagliato. Berlusconi si sentirà un po’ australiano e ben gli sta, se si pensa che aveva usato le solite parole offensive nei confronti degli italiani democratici e che si ritrova a commentare un’altra sconfitta, in questo bel 2006. Il gioco del centrodestra nel suo complesso ha fallito, comprese le ambizioni di Fini e di AN di diventare a tutti i costi forza costituente. Non è andata così e la devolution rimane un ricordo di una scampagnata in Cadore. Come con Totti, l’Italia va avanti.

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