«Ho solo diciotto anni. Come faccio a sapere cosa vorrò nella vita? Come faccio a sapere cosa mi servirà?» sono le ultime decisive (proprio perché interrogative) frasi del romanzo Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron, Adelphi (il titolo è una straordinaria citazione da Ovidio). Un libro che siete tutti obbligati a leggere appena potete perché è sicuramente una delle ‘uscite’ più preziose dell’anno. Cameron descrive una curiosa educazione sentimentale, il percorso di un ragazzo per sua stessa ammissione ‘disadattato’, alle prese con il passaggio più delicato, quello della maturità. La linea d’ombra è per James una linea frastagliata, come l’alternarsi di capitoli e di flashback ravvicinati (al passato prossimo, potremmo dire), che lo conducono a scoprire l’amore. Sotto forma di eros e agape, di passione e di affetto, che gli provengono rispettivamente dal suo amico John e da sua nonna Nanette. In uno schema che a me ha ricordato Le mille luci di New York (la figura affettiva dominante era, in quel caso, la madre morente), anche per James viene finalmente il momento in cui si accende, nella sua amata New York (da cui azzarda un maldestro tentativo di fuga per pentirsene poi molto presto), la grande luminaria, che gli fa dimenticare (o, forse, soltanto mettere in secondo piano) i suoi problemi e le sue paure. Si tratta di un libro che, soprattutto per quella che potrei chiamare “amicizia stellare” con il protagonista, ho sentito mio. Perché abbiamo soprattutto bisogno di essere capiti e di amare. Che, poi, sarebbero la stessa cosa.

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