La globalizzazione del salmone (Scozia-Yemen, andata e ritorno)

Sul Foglio dell’altro giorno si parlava del confronto Bersani-Letta vs. Veltroni-Franceschini come del conflitto tra riformisti, i primi, e romanzieri, i secondi. Dal momento che credo che si possa essere riformisti ‘e’ romanzieri, vi segnalo Paul Torday, Pesca al salmone nello Yemen, Rizzoli 24/7. I motivi per leggerlo sono tanti. Li enumero per brevità: 1. è un libro divertente; 2. l’immagine del salmone è intrinsecamente controcorrente e ben sviluppata nel romanzo di Torday; 3. la rappresentazione della burocrazia – dal 10 di Downing street all’Ente ittiologico nazionale – è straordinaria; 4. lo sceicco che vuole portare la pesca al salmone negli uadi yemeniti è un globalizzatore sofisticatissimo; 5. l’incrocio tra l’impresa titanica (portare il salmone nei canyon mediorientali) e la guerra in Iraq è perfetto e fa riflettere il lettore ben più di quanto se ne renda conto; 6. l’insidia di Al Qaeda è rappresentata in modo molto icastico: 7. la dialettica della globalizzazione attraversa ogni pagina del libro, con grande leggerezza e notevole precisione; 8. il momento religioso e il sogno utopico si ritrovano perfettamente, tra la Scozia e lo Yemen, grazie anche ad una delicata storia d’amore; 9. il protagonista è un uomo iperspecializzato dei nostri tempi, che fa tenerezza; 10. da ultimo, in riferimento al lavoro che faccio, il titolo è perfetto anche per una delibera della Regione Lombardia (scherzo). Se volete un parere, mettetelo in valigia: sotto l’ombrellone, vi farà ridere e pensare. E non è poco.

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