L’altro giorno, nel corso di un’intervista, mi sono state chieste due cose.

Se sono quello di sinistra, tra i candidati, e spesso mi è capitato che l’intervistatore me lo chiedesse come se si trattasse di una domanda un po’ osé. Quasi scusandosi o forse come se fossi io a dover trovare le parole per giustificarmi, perché ho posizioni più nette (non più radicali, diciamo più impegnative) su cose come il reddito minimo, i matrimoni egualitari, gli inceneritori, l’acqua pubblica, la questione maschile, i rapporti con il mondo del lavoro.

Nella stessa modalità mi viene anche chiesto se mi rivolgo ai giovani e se – davvero – uso il web, come se non fossimo nel Tremila e non avessimo un problema sociale e politico (votano tutto tranne noi) con chi è più giovane di me, in tutta Italia.

A me non pare un fatto di tattica elettorale, ma una precisa scelta politica. Usare il web, adottare Morpheus, rivolgersi ai giovani, senza discriminare chi è più anziano, proponendosi di ritrovare un patto generazionale che non c’è più, mi pare semplicemente la cosa più urgente da fare. Soprattutto per chi come me è giovane solo nel Pd, perché i giovani veri hanno vent’anni. E si aspettano qualcosa di meglio di quanto hanno visto finora. Anche perché la politica, per loro, in Italia non ha fatto proprio niente. Da un ventennio a questa parte, con la sola eccezione di alcune iniziative del governo Prodi.

Strano, vero?

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