Molti sono preoccupati per la visibilità della mia e nostra proposta sui media in vista del forse-congresso del Pd.

Si arrabbiano perché a dispetto dei primi sondaggi che dicono altre cose, si parla soprattutto di altri candidati, e delle loro performance.

Personalmente sono molto tranquillo, e non mi preoccupa il fatto che alcuni giornali abbiano scelto di sostenere dichiaratamente questo o quel candidato – soprattutto uno, a dirla tutta.

È legittimo e forse scontato, dopotutto: come per molti dirigenti del Pd si tratta di una inversione a U, di una conversione religiosa, rispetto allo scorso anno, ma le cose si sono rovesciate in questi ultimi mesi, e non è strano che ci siano motivazioni diverse rispetto a qualche tempo fa.

Per cui invito tutti a continuare senza infastidirsi troppo, perché a me più della questione della visibilità (che poi se uno deve andare in tv a confrontarsi con Sgarbi, per fare un esempio…) interessa affrontare la questione della visione. E la visione è per sua natura invisibile a chi non la vuole cogliere, soprattutto se si fonda sul tentativo di superamento di tutte le etichette e di tutte le categorie attuali, delle consuetudini di oggi e di ieri, delle convenienze di questo o di quello.

Dobbiamo avere l’ambizione di rompere lo schema, di non contare gli endorsement e gli schieramenti che ci sono già e che al limite si scambiano di posto e si trasformano, ma di fare e pensare qualcosa che ancora non c’è è che non è riducibile a quello che è successo negli ultimi tempi.

Soltanto così si coglie il senso della sfida che abbiamo lanciato. Tutto il resto, lasciamolo agli altri. Datemi retta.

Se c’è la visione e se c’è il coraggio, si manifesteranno anche sui media. Insistiamo.

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