Le 21.55 ma sembrano le 4 del mattino. L’ispettore Marco Vassalotti passeggia nervoso intorno al palazzo del Presidente. Pensa a cosa sta pensando Sempresialodato delle voci che arrivano dal Senato.

Due voti che arrivano alla chetichella da Forza Italia, la rovesciata di Nencini, il goal di Ciampolillo ben oltre i tempi regolamentari, discorsi vuoti e senza prospettiva: solo la presenza di Liliana Segre, che esce a 90 anni da un isolamento di mesi, riscatta un profilo istituzionale indecoroso.

Come se fuori non ci fosse una pandemia sanitaria e economica. Come se il Paese non fosse un disastro.

Conte sembrava finito, ma con 156 dicono gli esperti, può proseguire.

La maggioranza è relativa (parecchio) e da oggi inizierà il lavoro dei cosiddetti pontieri, partendo dai due senatori di Forza Italia che sono stati espulsi. In questo caso si chiameranno contieri. Contieri, oggi e domani. Poi chissà.

Nella replica il presidente Conte non parla al Paese, parla ai singoli senatori, sperando in un atto di clemenza. Italia Viva minaccia sfracelli ma poi si astiene.

Crede di capire, Vassalotti, perché in tutto questo crescono in modo esponenziale le iscrizioni a Possibile.

Perché si parla di futuro, perché non ci si posiziona, perché le cose importanti sono tutte fuori da quel dibattito, da quelle parole, da quei modi. E parlano di clima, progressività, patrimoniale, diritti per tutte e tutti, ricerca, legalizzazione. Cose così, che cambierebbero questo stato di cose.

E mentre si contano i contieri, Vassalotti conta ventenni, studenti universitari, nuovi comitati e comitati che rinascono. Negli stessi istanti.

Vassalotti scende le scale, verso il centro magico e spettrale di Roma, e sente un brivido. Tra lo spavento e la liberazione. Non è da lui. Si sistema la divisa e torna in sé. Un’altra giornata di indagini lo attende. Ci sono cose più importanti. Molto di più.

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